tramonto sole nuvole grige

I manager anche in Italia iniziano a trovarsi più a proprio agio con l’approccio a blog e social network intesi come parte delle loro comunicazioni di marketing ed hanno naturalmente rivolto la loro attenzione anche alle domande riguardanti il ​​ritorno nell’investimento dei social media. Chiaramente non c’è carenza di interesse per l’argomento nemmeno all’estero dove sui motori di ricerca la chiave “Roi social media” è stata cercata milioni di volte. Innumerevoli sono poi, sia in Italia che all’estero, il numero delle conferenze in cui viene trattato l’argomento roi e social media marketing.

Eppure, nonostante la grande quantità di dati e di ricerche, la risposta alla domanda “come calcolare il roi di una campagna di social media marketing?” rimane in gran parte insoddisfacente e approssimativa.

Le difficoltà nel calcolo del Roi nel social media marketing

Una parte del problema dell’utilizzo del social media marketing nell’ambito della strategia aziendale è che il ritorno degli investimenti sui social media non sarà sempre misurato in denaro, ma anche per mezzo dei comportamenti dei clienti legati a particolari aspetti delle applicazioni social multimediali: un esempio sono gli obiettivi proposti nelle campagne pubblicitarie come l’aumento dei “mi piace” alla pagine, il numero di click verso il sito web dell’azienda, il numero di impression o la generica interazione.

La maggior parte dei manager vorrebbe enfatizzare gli obiettivi tradizionali come le vendite dirette, le riduzioni dirette dei costi e gli aumenti in quota di mercato utilizzando i social media.
In definitiva, però, pur essendo vero che risultati come questi sono la linea di fondo per qualsiasi manager e che un marketer vorrebbe sempre sapere l’effetto immediato sulle vendite di una particolare campagna, legare azioni dei social media direttamente alle vendite risulta particolarmente difficile.

Un aspetto sottovalutato è che tramite i social media sia possibile apportare risparmi reali alle aziende ad esempio migliorando l’efficienza delle ricerche di mercato, quindi risparmiare cifre notevoli e migliorare la ricerca di nuovi prodotti con la creazione di una community.

Un metodo per tracciare il roi del social media marketing può essere l’uso dei dati storici: conoscendo il valore di ciascun cliente (il così detto life time value) e sapendo, ad esempio, che il life time value medio è di 100 euro, e  ponendo che una persona su 30 abbia visto il portfolio/video e sia diventata un tuo cliente, puoi rapportare 100/30 = 3,33€ per ogni visione del video/portfolio.

Ovvero se 1/30 che hanno visto il video diventa cliente e ogni cliente vale 100 come life time value, ogni 30 persone profilate che abbiano visto il video avrai un nuovo cliente di media e quindi nello stesso gruppo di pubblico, ogni visualizzazione varrà 100/30 = 3,33.

Altre considerazioni

Naturalmente ormai l’esigenza di essere presenti nei canali sociali va al di là delle esigenze classiche e misurabili di roi ma va a combaciare con l’immagine dell’azienda, andando a toccare tutti quei tasti che prevedono l’opinione dei consumatori rivolta al proprio brand.

Numerosi sono poi i servizi dedicati all’acquisto di followers, così come sono molti anche i servizi su come comprare visualizzazioni.

I servizi di compravendita sono utili per il business? Dipende dagli obiettivi, in alcuni casi sono apprezzati, in altri meno: rispetto alla compravendita di followers, visualizzazioni e così via, generalmente il dubbio di molti rimane sul reale interesse degli utenti (reali).

Le impressioni ad esempio hanno un impatto sulla qualità del tuo prodotto o servizio? Certamente no. Ma una pagina con impressioni basse può comunque offrire un ottimo rapporto qualità-prezzo ai clienti? Le metriche come le impressioni non sono importanti perché migliorano un prodotto. Piuttosto, per alcuni sono importanti perché fanno sembrare un prodotto migliore.

Questo può sembrare illogico, ma è del tutto vero che chi visita una pagina guarderà cose come impressioni, reach, numero dei like e di condivisioni per valutare la credibilità del sito, e di conseguenza la credibilità del brand. Ora, questi numeri non hanno nulla a che fare con ciò che si offre ai propri clienti. Eppure, le persone cercheranno conferme da altri visitatori del sito.

Cosa succede se hai appena configurato una pagina? Spesso le persone semplicemente la evitano fino a quando non accumulerà i numeri giusti per essere “accettabile”.

In realtà, le aziende hanno bisogno di spingersi a conquistare veri utenti interessati alle proprie attività, reali e in target, e probabilmente non esistono scorciatoie facili in questo senso, ma solo un grande lavoro da fare. Avere molti fan ad esempio, ma non profilati, può anche essere un problema: avere 100000 fan e ricevere 2 like a post può essere molto sospetto e ispirare poca fiducia nei consumatori.

Se la priorità è semplicemente avere un grande numero di follower, alcuni pensano che questi servizi possano forse anche aiutare, ma non sono pochi i rischi, per cui legittimamente vengono sconsigliati: si discute ad esempio sulla possibilità per cui mai commenteranno o interagiranno in un post, e con una tonnellata di follower falsi, potresti rovinare la credibilità di fronte al tuo vero pubblico.

Prima di calcolare il ROI è importante avere una base di pubblico “pulita” e in target, questo è uno dei motivi per cui tale “azione” è fortemente sconsigliata.

D’altro canto, alcune voci fuori dal coro cercano qualcosa che possa servire per “riparare” a un post o un video di minore successo, cercando di “correggere” i numeri per non diminuire il valore della percezione del brand nel suo complesso.