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“Il passerotto di Lesbia” – testo latino del carme di Catullo

Passer, deliciae meae puellae,
quicum ludere, quem in sinu tenere,
cui primum digitum dare appetenti
et acris solet incitare morsus,
cum desiderio meo nitenti
carum nescio quid lubet iocari,
et solaciorum sui doloris,
credo, ut tum gravis acquiescat ardor:
tecum ludere sicut ipsa possem
et tristis animi levare curas!

Traduzione in italiano del “Passerotto di Lesbia” – carme 2 :

Passero, delizia della mia ragazza,
con il quale gioca, che stringe nel petto,
al quale dà la punta del dito mentre salta
e incoraggia le tue dure beccate
quando al mio desiderio, alla mia luce
piace inventare qualche dolce gioco,
come lieve sollievo al suo dolore,
penso , poiché allora il suo fervore trovi pace:
potessi giocare come lei, con te
e alleviare le penose angosce del mio animo!

 

Commento alla poesia: “Il passerotto di Lesbia” è il secondo carme di Catullo, scritto in riferimento al passerotto dell’amante di Catullo, la famosa Lesbia, che di solito è interpretata dai letterati in realtà come “Clodia Pulcra“; Lesbia infatti è solo uno pseudonimo che Catullo usa in molte delle sue poesie per Clodia (la moglie dell’eminente statista romano, Quinto Cecilio Metello Celere); il poema è scritto in versi endecasillabici, un metro comunemente usato da Catullo.

Nota alla traduzione del carme 2: “quem in sinu tenere” = letteralmente si traduce come “che tiene in seno”.

Nel carme il passero è indicato come “passer deliciae meae puellae“, ovvero letteralmente “Passero, delizia della mia ragazza”.

Analisi del testo del carme 2 di Catullo:

  • “Passer” è un vocativo;
  • “Deliciae” è invece un’apposizione, un “pluralia tantum” che concorda solo nel caso, diversamente da quanto accade per l’attributo:
  • “Meae Pellae” è un genitivo possessivo (detto anche genitivo di appartenenza”;
  • “Quicum” sta a indicare “quicum”;
  • “Appetenti” deriva da “ad peto” ovvero “chiedere per avere”, quando viene seguito da “ut” sta a significare “andare verso, spostarsi verso, aspriare a”, nel carme però indica un participio congiuntivo, che traduciamo con “al quale/a cui”;
  • Aquiesco: indica un verbo incoativo, derivante da “in+cum+ eo”.

La triste fine del passero di Lesbia è spiegata da Catullo nel carme 3.


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