IL LIBRO DELLA
MINDFULNESS
Liberarsi dallo stress Gestire l’ansia Vivere sereni
Stephen Mckenzie e Craig Hassed; Erickson, 2016, pagg. 400

La mindfulness è, essenzialmente, la pratica del prestare attenzione a ciò che si sta facendo perché questo rende felici. Alle volte, infatti, ci può capitare di andare in una stanza per qualche motivo e, quando siamo là, non ricordare più perché ci eravamo andati. Oppure, di attendere che trasmettano le previsioni del tempo e, poi, quando le trasmettono, pensare ad altro. Sono tante le occasioni in cui non prestiamo veramente attenzione a ciò che stiamo facendo, cioè non siamo consapevoli. Quindi, la mindfulness è la pratica del prestare attenzione, l’allenamento dell’attenzione. Noi passiamo gran parte della nostra vita a voler essere altrove, a voler essere qualcun altro, a voler fare qualcos’altro. Per questo, non siamo mai felici. La mindfulness può migliorare la nostra vita, sia mentale (ansia, depressione, sonno, dipendenze ecc.), che neurologica (salute del cervello), clinica (gestione del dolore e di gravi malattie), prestazionale (scuola, sport, leadership) e spirituale (pace). La pratica della mindfulness consiste nell’esercizio cosciente della consapevolezza per avere, poi, una maggiore consapevolezza quando si ritorna alle attività quotidiane. All’inizio, possono bastare cinque minuti per due volte al giorno. Poi, si può aumentare, specialmente per gestire situazioni difficili quali una depressione o dei dolori. Il testo, dunque, insegna come arrivare a questa pratica semplice e pratica, regolando la posizione, il respiro, i pensieri e tutti i sensi, in generale.  Nel volume, viene raccontato, tra l’altro, un aneddoto che spiega un sistema per catturare le scimmie: si mette un vaso nel terreno con un collo stretto e delle leccornie all’interno. La scimmia infilerà la zampa dentro e afferrerà le leccornie, ma la mano piena non riuscirà più a uscire. Cosi, inizierà a gridare e verrà catturata. Noi facciamo lo stesso. Rimaniamo attaccati alle cose senza mollarle. Invece, il non attaccamento, cioè, il non rimanere legati, ci farebbe essere più capaci di reagire liberamente senza gli effetti dell’ansia, della preoccupazione e delle idee preconcette. La mindfulness insegna anche ad andare oltre la prospettiva personale. Nella filosofia africana ubuntu, la risposta alla domanda: “Come stai?” è: “Sto bene, se stai bene tu.” Perché prendersi cura di sé consapevolmente è una precondizione essenziale per potersi occupare degli altri. La mindfulness, quindi, è utile contro lo stress, e tante problematiche mentali. Può rallentare l’invecchiamento genetico, correggere i disturbi alimentari, ridurre la sofferenza per il dolore, migliorare la qualità del sonno, insomma, è utile per il benessere fisico e psicologico. Infatti, se non possiamo controllare quello che ci capita, possiamo controllare meglio le nostre reazioni alle circostanze della vita, perché la disattenzione e lo stress accelerano l’invecchiamento delle cellule del nostro cervello. Nel mondo, ad esempio, oltre 40 milioni di persone hanno un disturbo d’ansia. La mindfulness, tra l’altro, ci può condurre ad accettare l’ansia, e a capire cosa ci renda ansiosi, che è già un miglioramento. Così è per la depressione, visto che la mente ha un’enorme capacità di guarire il corpo e se stessa. Infine, anche se avremo una grave malattia, come la cardiopatia o il cancro, la mindfulness potrebbe migliorare il benessere emotivo, necessario per avere una prognosi migliore. Insomma, bisogna vivere in modo pienamente cosciente, non rimanendo davanti alla tivù ma facendo lavorare il cervello e dormendo in modo adeguato. Nella nostra “anima”, noi siamo molto di più di quanto non pensiamo e abbiamo una forza e una saggezza maggiori di quelle che usiamo normalmente. Consapevolezza e accettazione sono il segreto della felicità umana.

Renata Rusca Zargar