poesia sulla luce

“Il corpo di luce”

Di già ha reso la sua veste di carne
che or si sfalda mentre il secondo corpo
riluce alla lampa del giorno
fiamma alla fiamma s’aggrappa
per esser monda dell’antico giglio.
Ritorna diafana la tua sostanza
tu che libera vaghi e non cerchi
Più acqua ne il sonno ti placa.
coscienza nuda or si mostra
la parte più intima che tra
aria e cielo è commista,
il fatal pegno ha pagato
non più teme il duro passo.
La memoria che Alberga
è brina che evapora al calor
o si serba nell’astrale riserva?
L’amor che il petto strinse
or nutre la terra?
I tenerelli passi tra l’erbette
rimpiange ancor
più la tormenta
che l’occhio non vede
quel che il petto sente.
Ma sei libera tra nuvole
e stelle,
di abbracciar la sera
non ti offende il freddo
il caldo la pioggia o il sereno
idea di vita persa in te rimbomba
che tanto vorresti
la seconda sferza!
Ma da atomo in atomo
s’è disperso il tuo vascello!
Oh sorella morte che ci consumi
come il ciocco in inverno
che rimane di noi?
Solo questa fibra
Che vibra leggera
mell’infinito!
Timor primo di sparir
ed esser solo polvere soffiata
polline randagio di pino in pino.
Qui poni il nuovo spino
del tuo divenir
dell’esser amor puro
e non seme tra ghiaia e gelo.


Autore della poesia: Corrado Cioci

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