Albero al tramonto a Cagliari

IL CASTELLO DI CATANZARO

Il castello normanno di Catanzaro venne fatto costruire, secondo la tradizione, da Roberto il Guiscardo, capo delle milizie normanne scese al Sud dell’Italia con l’intento di scacciare i bizantini, imponendo così, secondo il volere del Papa, il rito latino alle nostre contrade che fino ad allora seguivano il rito greco.

Roberto il Guiscardo, avendo avuto non poche difficoltà nel conquistare Catanzaro, si rese conto della invidiabile posizione strategica della città, posta su tre inaccessibili colli circondati da due profondissime vallate, a guardia dell’istmo situato nel punto più stretto d’Italia e d’Europa.

Decise percio di fortificarla adeguatamente e vi fece edificare un poderoso castello.

La parte originaria dovette essere la grande torre quadrangolare centrale, detta mastio o, in lingua normanna, “donjon”.

Forse da questo termine, successivamente italianizzato, deriva il toponimo “San Giovanni”.

I normanni diffusero nelle nostre regioni il feudalesimo, cioè la pratica di concedere da parte del re le terre in amministrazione a dei nobili, detti feudatari. Anche Catanzaro, pertanto, eretta a contea, ebbe i suoi feudatari che per circa quattro secoli ne governarono le vicende.

I conti di Catanzaro dovettero essere in totale circa 25. Durante questi secoli il potere regio passò via via dai normanni, agli svevi, agli angioini ed infine agli aragonesi, mentre la città cominciava ad accrescere la sua potenza economica per via dell’arte della seta che nel frattempo si era sviluppata. La città raggiunse dei traguardi ineguagliati in questo campo divenendo la capitale mondiale per la produzione di tessuti di qualità.

Tale sviluppo economico portò alla creazione di una classe ricco-borghese che, col passare degli anni, cominciò a soffrire il dispotico potere feudale ed a pretendere l’autonomia (o come si chiamava allora la “demanialità”). Perciò, già dalla fine del ‘300 cominciano i contrasti e le lotte tra i feudatari ed i cittadini che si protraggono fino alla metà del ‘400. Proprio in questo periodo compare sulla scena un oscuro e discusso personaggio che tanta importanza avrà per il futuro della città: il conte Antonio Centelles. Dunque, il nuovo Re di Napoli, Alfonso d’Aragona, era intenzionato a sostituire i feudatari di stirpe angioina con altri di discendenza aragonese. Perciò mandò a Catanzaro un suo funzionario, appunto il Conte Centelles, per combinare le nozze tra l’ultima contessa di Catanzaro, Enrichetta Ruffo ed un nobile aragonese.

Ma il Centelles, personaggio furbo, astuto e, soprattutto, raggiratore ed intrallazzatore, giunto in città ed accortosi sia delle bellezza di Enrichetta, sia del suo immenso potere e delle sua smisurate ricchezze, riuscì a sfruttare la situazione ed a sposare egli stesso enrichetta, divenendo in tal modo signore di Catanzaro. Si apre, quindi, una lunga stagione di lotte tra i catanzaresi ed il conte che utilizzava il potere in maniera dispotica e tirannica.

Tra i tanti episodi di violenze ed efferatezze di questo periodo, due sono particolarmente da menzionare: per prima cosa, poiché i cittadini avevano presso a bersagliare il castello con un cannone posto sopra il campanile del duomo, il conte fece appiccare il fuoco al quartiere sottostante il tratto di mura che guardavano verso l’interno della città: quel quartiere, chiamato Borgo Paradiso, da allora ancora oggi si chiama “Case Arse”. Poco tempo dopo pare che alcuni soldati del conte si imbatterono in dei bambini che andavano in gita fuori porta col loro maestro. Il Centelles fece rapire i fanciulli e li fece rinchiudere nel Castello. Poi mandò a dire ai genitori che se la città non si fosse arresa avrebbe fatto uccidere gli innocenti. Ma i genitori dolorosamente risposero che era meglio versare il sangue di pochi innocenti piuttosto che vendere la libertà di un’intera città.

Cosicchè i bambini furono barbaramente trucidati, ma ciò non fece altro che aumentare la rabbia e la sete di vendetta dei catanzaresi che, di lì a poco, riuscirono finalmente ad ottenere l’aiuto del Re di Napoli. Costui, resosi conto dell’inaffidabilità del feudatario, mandò un esercito in Calabria che arrestò il conte presso Nicastro e lo condusse in catene a Napoli, rinchiudendolo a Castel Capuano (oggi Maschio Angioino). Da qui in poi cessano le notizie sul Conte, vale a dire che così come fu avventurosa ed oscura la sua vita, tanto più tenebrosa fu la sua fine, dal momento che non sappiamo quale sorte gli riservò il Re di Napoli.

Ma quel che imoporta è che i catanzaresi, sbarazzatisi finalmete del tiranno, poterono proclamare la demanialità nel 1466 e dotarsi dei famosi statuti nel 1473. In base ad essi la città era amministrata da 40 Consiglieri, di cui ben 30 dovevano essere di estrazione popolare (!). Gli eletti duravano in carica un anno e non potevano essere rieletti l’anno seguente. Tra di essi venivano nominati due Sindaci che dovevano concludere il loro mandato con una relazione ben dettagliata della gestione.

Le elezioni avvenivano ogni 15 di Agosto nella Piazza Maggiore (oggi Piazza Immacolata) al suono delle campane e vi partecipavano tutti i cittadini catanzaresi di sesso maschile (!). Davvero una grande grado di civiltà e democrazia, assolutamente insolito per il XV secolo!

Oltre a questo i catanzaresi, per evitare che altri nobili o comunque pretendenti avessero lo schiribizzo di riconquistare la città e di reintrodurre il potere feudale, diroccarono volutamente la parte del castello che guardava versdo l’interno della città ed al suo posto vi costruirono la bellissima chiesa rinascimentale di San Giovanni, tuttora simbolo della libertà conquistata dai catanzaresi. Il castello, pertanto, perse ogni funzione politica e sociale e, successivamente venne solo in parte utilizzato, come ospedale, come convento ed infine come carcere.

Solo negli ultimi anni il complesso è stato recuperato ed adibito a museo ed a sede di mostre ed eventi culturali. Il piccolo locale che ospita il plastico costituiva la torre di guardia dalla quale i soldati ed i gabellieri controllavano l’ingresso in città attraverso la Porta di Terra (o Montanara), posta immediatamente all’esterno. Curiosamente si conserva ancora l’antica toilette!

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