Catullo carmi 2

Introduzione

In questa pagina è presente la traduzione del carme 115 di Catullo assieme al testo latino originale, l’analisi e il commento del carme.

Testo latino del carme 115 di Catullo

Mentula habet instar triginta iugera prati, quadraginta arvi:
cetera sunt maria. Cur non divitiis Croesum superare potis sit,
uno qui in saltu tot bona possideat,
prata arva ingentes silvas saltusque paludesque
usque ad Hyperboreos et mare ad Oceanum?
Omnia magna haec sunt, tamen ipsest maximus ultro,
non homo, sed vero mentula magna minax.

Traduzione in italiano del carme 115 di Catullo

Mentula ha, all’incirca, trenta iugeri di pascolo, quaranta di terreni:
quel che resta è mare. Come mai non gli riesca di esser più ricco di Creso,
uno che abbia in proprietà così tanti beni,
pascoli, campi, gigantesche foreste e paludi,
che arrivano agli Iperborei e al mare, e all’oceano?
Tutte grandi cose, eppure lui è più grande ancora,
non un uomo, ma in realtà un grande fallo minaccioso.

Commento al carme 115 di Catullo

Nel carme 115 riappare di nuovo “Mentula”, un nome che troviamo anche in altri carmi di Catullo (29, 43, 94, 105, 114), e che sta a indicare probabilmente Mamurra.

“Mentula”: è un modo volgare latino per indicare la parola “pene”, in questo caso probabilmente usata per schernire appunto il prefetto degli ingegneri di Cesare, Mamurra, con cui evidentemente il poeta aveva degli attriti evidenti e lo accusò persino di essere un amante segreto di Giulio Cesare, accusa che in seguito ritirerà.

In questo carme continua, come già fatto in precedenza nel 114, a parlare del prospero fondo ora di proprietà di “Mentula” (che in latino è un modo poco elegante di indicare le parti basse maschili), lodandone la ricchezza contenuta e paragonandola alle ricchezze di Creso. Il tutto è un crescendo, sino a che non si arriva all’apice dove si “elogia” Mentula, definito come la più grande “fallo minaccioso” possibile.


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