poesia sulla ballata macabra

Ballata macabra

Brinda alla morte, chi della morte è amico!
Al sorriso beffardo dell ultimo vagito,
che l’uom suona pria che sia dipartito.
Alla procella che mangia il lido
e la serenità del giorno
gioisce chi alla vita e sordo.
I tristi fior di Crisantemi adornano
file interminabili di color che non fan
ritorno.
Il lamento del gufo rallegra l’ossa
da troppo tempo pigre
ormai lontano dalle antiche sfide.
Oh notte così cupa e operta di morte,
silenziosa scendi dal colle,
e ammutolisci i canti
giulivi.
Tetre figure ancor più scure
fendon il buio per le ore dure.
Canto lento dell upupa assissa
chissà dove tra il fogliame di
scura pelle.
Alla fine di se uomo giunge
per dolor o noia
perfora il cor
di atro sangue che non
riluce al giorno
ma cone pece cade al suolo.
Ah come ferisce
questo silenzio
che conduce alla perduta via,
della follia.
Amaro amore, sciolto
nel pianto nel ricordo
in questo io mi fingo,
e osservo:
quando spunterà il giorno?
Intanto le tenebre son fredde
grige, penetranti, maledette
tetro ballo della morte
con la vita uno serra l’altra
cerca il lume.
Fitta nebbia cala che stringe
e assorbe lo spirito incerto,
sempre il rimpianto porta retro
chi non giunge alla nuova riva.
Dimmi hai mai danzato
con questa trista amica
in una notte di plenilunio?
Era infida non lasciar
che combatta e vinca!
Or la pioggia greve
bagna quelle secche
foglie
fan felice le creature
del Bosco che del giorno
han timore.
Non più il docil profilo
del monte ai tiepidi
raggi di primavera
ma solo per le scure
vie del infernale
deserto,
Erebo attende in gran segreto.
Storni di uccelli neri
come pensieri,
volano nell’incerto.
Senti questo bel vento
che scuote i pini?
Questo profumo
che solletica le nari
dopo il mancato respiro?
Già il sol non è più
coverto
fuggi via ballo inferno,
emera illumina la nuova
valle!
Era il far dell alba
i primi
infocati raggi
rivestono il ciel
da tanto pianto
versato nella spelonca
aversa.
Tiche la bona sorte
m’è sorella
mi cinse la mano
dimenticai
il vortice di tanta pena.


Autore della poesia: Corrado Cioci


Commento alla poesia dell’autore:

Un luogo reale un bosco in cui ci si perde
e con terrore non si trova piu il ritorno
con macabre figure che si muovono nel buio,
ma altresì è un luogo interiore un vuoto che soffoca e atterrisce.